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Agricoltura biologica

Questa tenera piantina di cotone appena spuntata dalla terra, ci fa comprendere benissimo quante siano le difficoltà che dovrà affrontare prima di raggiungere la  fioritura e la fruttificazione, nell'agricoltura "chimica" o tradizionale si utilizzano così numerose sostanze chimiche di sintesi che la nutrono e proteggono da malattie ed insetti, purtroppo alcune di queste sostanze rimangono nell'ambiente, provocando una lunga catena di effetti collaterali.
Le più ostinate restano pure nella fibra di cotone che poi indossiamo anche a diretto contatto della pelle, a questo si aggiunge che durante la separazione delle fibre lunghe dal tessuto sottostante possono essere utilizzate altre sostanze chimiche e così anche nelle successive lavorazioni, inoltre i colori che si utilizzano spesso contengono metalli pesanti che soprattutto quando si suda vengono assorbiti dalla pelle.
E per finire la normativa italiana permette di scrivere sulle etichette "cotone 100%", anche se contiene fino al 25% di fibre di altra natura.
Nell'agricoltura biologica tutte le tecniche sono rivolte ad integrare la vita delle colture con l'ambiente circostante senza utilizzare prodotti chimici di sintesi, questo é più difficile, richiede più lavoro, maggiori competenze e spesso le produzioni sono minori con conseguenti costi finali superiori.
Il cotone biologico così ottenuto é però veramente naturale e le successive lavorazioni seguono criteri ben codificati che non aggiungono al filato prodotti chimici e la colorazione, effettuata solo per le calze blu, viene fatta con colori naturali o di origine minerale a basso impatto ambientale ed esenti dalla presenza di metalli pesanti.Tutta la filiera, dalla coltivazione del cotone fino alla lavorazione del filato viene controllata da Bioinspecta, Organismo di Controllo internazionale riconosciuto dalla CEE con sede in Svizzera, che per ogni partita di filato di cotone bio emette un certificato (clicca qui per vederlo) il cui numero di certificazione viene riportato sull'etichetta di ogni singolo paio di calze.

In un importante studio svolto da ricercatori dell'
Istituto di Clinica Dermatologica dell’Università di Firenze  si evidenzia come la Dermatite Allergica da Contatto non sia dovuta alle fibre tessili come tali (naturali, artificiali o sintetiche) ma ai numerosi prodotti utilizzati per il loro trattamento e rifinizione, in relazione alla complessità e diversità del ciclo lavorativo di maglie calze, vestiti, biancheria intima, ecc.
Fra le sostanze maggiormente usate ricordiamo i mordenti, le resine apprettanti, le componenti elasticizzate in gomma e i coloranti.
Come conseguenza di questa ricerca sono stati consigliati ai pazienti affetti da  Dermatite Allergica da Contatto non professionale, l'utilizzo di indumenti "ecologici" e quelli che hanno seguito i consigli adottando progressivamente un guardaroba conforme non hanno presentato nel periodo di osservazione recidive della dermatite.
(per leggere lo studio clicca qui)

Altro articolo interessante sulle varie sostanze inquinanti che possono essere presenti nel nostro sangue, lo leggi cliccando qui:biomonitoraggio

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